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I segreti dell’osteopatia craniale

Oggi parleremo di un trattamento osteopatico che difficilmente conoscerai, ovvero il trattamento craniale. L’osteopatia craniale è una tecnica osteopatica che si concentra sul sistema craniosacrale, ovvero il sistema formato dal cranio, dalle ossa del viso, dalla colonna vertebrale cervicale e dalle membrane che le avvolgono.

Secondo l’osteopatia craniale, il sistema craniosacrale è un sistema dinamico, che si muove in modo fluido e armonioso. La fluidità del sistema craniosacrale è importante per il corretto funzionamento del corpo, in quanto permette al fluido cerebrospinale di circolare liberamente e di nutrire il cervello e il midollo spinale. Questo articolo si concentrerà sui segreti di questa tecnica osteopatica. 

Chi esegue la terapia craniale?

Se non sei a conoscenza del trattamento craniale, è possibile che non lo sia altrettanto di chi lo esegue. Come accennato nell’introduzione, la terapia craniale è una tecnica osteopatica che si concentra sul sistema craniosacrale, ovvero il sistema formato dal cranio, dalle ossa del viso, dalla colonna vertebrale cervicale e dalle membrane che le avvolgono.

Quindi, la terapia craniale è eseguita da un osteopata, un professionista sanitario che si concentra sul trattamento del sistema muscolo-scheletrico, del sistema nervoso e del sistema circolatorio. Gli osteopati sono formati per identificare e trattare le disfunzioni di questi sistemi, che possono causare dolore, rigidità, mal di testa e altri disturbi.

Nella pratica, la terapia craniale viene eseguita utilizzando le mani dell’osteopata per applicare una pressione delicata e precisa sul cranio, sulle ossa del viso e sulla colonna vertebrale cervicale. L’osteopata utilizza la sua sensibilità per rilevare le tensioni e le contratture del sistema craniosacrale, al fine di rilasciarle in modo sicuro ed efficace.

A cosa può servire la terapia craniale con l’osteopatia?

Proseguendo, la terapia craniale con l’osteopatia si basa sul principio che le tensioni e le contratture del sistema craniosacrale possono causare disturbi in tutto il corpo. Dunque, il trattamento osteopatico craniale ha lo scopo di rilasciare le tensioni e le contratture del sistema craniosacrale, in modo da ripristinare la sua fluidità e il suo corretto funzionamento. Pertanto, la terapia craniale con l’osteopatia può essere utilizzata per trattare una varietà di disturbi, tra cui:

  • Dolore muscolare e articolare
  • Problemi di postura
  • Cefalea e mal di testa
  • Problemi digestivi
  • Problemi respiratori
  • Problemi del sonno
  • Problemi emotivi

Ribadiamo che la terapia craniale con l’osteopatia è una tecnica sicura ed efficace, ma è importante rivolgersi a un osteopata qualificato, che abbia seguito un percorso di formazione specifico in terapia craniale.

Come avviene il trattamento craniale con l’osteopatia?

Abbiamo accennato alla pratica del trattamento craniale, quindi ora è essenziale approfondire questa parte. Il trattamento osteopatico craniale si svolge in genere in tre fasi:

  1. Anamnesi e valutazione

L’osteopata raccoglie informazioni sulla storia del paziente e sulle sue condizioni attuali. L’osteopata esegue quindi una valutazione fisica del paziente, concentrandosi sul sistema craniosacrale.

  1. Trattamento

L’osteopata applica una pressione delicata e precisa sul cranio, sulle ossa del viso e sulla colonna vertebrale cervicale. L’osteopata utilizza una varietà di tecniche, tra cui:

  • Manovre di mobilizzazione. L’osteopata applica una pressione delicata per promuovere il movimento del cranio e delle membrane craniosacrali.
  • Manovre di decompressione. L’osteopata applica una pressione delicata per ridurre la tensione sulle membrane craniosacrali.
  • Manovre di integrazione craniosacrale. L’osteopata applica una pressione delicata per integrare il cranio, le ossa del viso e la colonna vertebrale cervicale.
  1. Raccomandazioni e consigli

Infine, l’osteopata può raccomandare al paziente di sottoporsi a ulteriori trattamenti osteopatici craniosacrali, a seconda della sua condizione.

Vi sono poi alcuni elementi che gli osteopati consigliano nel caso in cui si iniziasse il trattamento craniale.

  • Indossa abiti comodi e larghi che permettano all’osteopata di lavorare liberamente.
  • Evita di mangiare o bere cibi o bevande pesanti prima del trattamento.
  • Informa l’osteopata di eventuali condizioni mediche o farmaci che si stanno assumendo.

In linea generale, poi, durante il trattamento osteopatico craniale, è importante rilassarsi e seguire le istruzioni dell’osteopata. Inoltre, potresti sentire una sensazione di movimento o quantomeno di pressione, ma non dovresti provare dolore. Se senti dolore, informa immediatamente l’osteopata.

Quanto può costare una seduta di terapia craniale?

Per chiudere il cerchio, parliamo di quanto può costare un trattamento di terapia craniale. 

In linea generale, il costo di una seduta di terapia craniale può variare a seconda di una serie di fattori, tra cui:

  • La posizione. Il costo di una seduta di terapia craniale può variare a seconda della posizione in cui viene eseguito il trattamento. In genere, i trattamenti eseguiti in centri urbani sono più costosi rispetto ai trattamenti eseguiti in centri rurali.
  • L’esperienza dell’osteopata. Il costo di una seduta di terapia craniale può variare a seconda dell’esperienza dell’osteopata che esegue il trattamento. Gli osteopati con più esperienza tendono a richiedere un costo maggiore rispetto agli osteopati con meno esperienza.
  • La durata del trattamento. Il costo di una seduta di terapia craniale può variare a seconda della durata del trattamento. In genere, le sedute di terapia craniale durano dai 30 ai 60 minuti.

In Italia, il costo di una seduta di terapia craniale si aggira in genere intorno ai 50-100 euro. Tuttavia, è possibile trovare sedute a prezzi più bassi o più alti, a seconda dei fattori sopra elencati.

Per finire, vogliamo ribadire che è importante ricordare che il costo di una seduta di terapia craniale non è un indicatore della sua qualità. È possibile trovare osteopati qualificati che offrono trattamenti a prezzi accessibili.

L’ernia al disco e il trattamento con l’osteopatia

L’ernia al disco risulta essere una problematica molto comune tra le persone, e magari, se sei finito in questo articolo, ne soffri anche tu. L’ernia del disco può verificarsi in qualsiasi parte della colonna vertebrale, ma è più comune nella zona lombare (parte bassa della schiena). I sintomi dell’ernia del disco possono includere dolore, intorpidimento, formicolio e debolezza nelle aree innervate dal nervo compresso, come ti spiegherò successivamente.

L’osteopatia è una forma di medicina alternativa che si basa sull’idea che il corpo umano è un sistema integrato e che la salute dipende dall’equilibrio di tutte le sue parti. Gli osteopati utilizzano una varietà di tecniche manuali per trattare una serie di condizioni, tra cui l’ernia del disco. Pertanto, oggi ci si concentrerà del suo trattamento con l’osteopatia.

Quali sono i possibili sintomi dell’ernia al disco?

Direi che è importante iniziare a parlarti dei possibili sintomi dell’ernia al disco. L’ernia al disco è una condizione in cui il nucleo polposo del disco intervertebrale fuoriesce dal suo normale alloggiamento e comprime le radici nervose. I dischi intervertebrali sono cuscinetti fibrocartilaginei che separano le vertebre della colonna vertebrale. Il nucleo polposo è la parte centrale del disco e contiene una sostanza gelatinosa.

I sintomi dell’ernia del disco possono variare a seconda della posizione dell’ernia e del nervo compresso. Te ne elenco i più comuni:

  • Dolore. Il dolore è il sintomo più comune dell’ernia del disco. Può essere acuto o cronico, e può variare da lieve a grave. Il dolore è spesso localizzato nella zona dell’ernia, ma può irradiarsi anche ad altre parti del corpo, come le gambe, le braccia o il collo.
  • Intorpidimento. L’intorpidimento è un altro sintomo comune dell’ernia del disco. Può interessare una o più aree del corpo, e può essere accompagnato da formicolio.
  • Formicolio. Il formicolio, appunto, è un altro sintomo comune dell’ernia del disco. Può interessare una o più aree del corpo, ed è spesso accompagnato da intorpidimento. Puoi capire che i due elementi sono l’uno la conseguenza dell’altro.
  • Debolezza. La debolezza muscolare può essere un sintomo dell’ernia del disco, soprattutto se il nervo compresso controlla i muscoli.

Altri sintomi possibili dell’ernia al disco possono includere una certa difficoltà a camminare o stare in piedi, una difficoltà a urinare o una perdita del controllo intestinale o vescicale. Se si sperimentano uno o più di questi sintomi, è importante consultare un medico per una diagnosi e un trattamento adeguati.

Come l’osteopata agisce sull’ernia al disco?

Ecco il punto cruciale, ovvero come l’osteopata agisce sull’ernia al disco. L’osteopata agisce sull’ernia del disco attraverso una varietà di tecniche manuali che mirano a ridurre la compressione del nervo e migliorare la mobilità della colonna vertebrale. Ti spiego le tecniche più comuni usate

  • Manipolazioni vertebrali

Le manipolazioni vertebrali sono movimenti rapidi e controllati delle vertebre. Aiutano a ridurre la compressione del nervo spostando le vertebre in modo da creare più spazio per il disco.

  • Mobilizzazioni articolari

Le mobilizzazioni articolari sono movimenti più delicati delle articolazioni della colonna vertebrale. Aiutano a migliorare la mobilità della colonna vertebrale e ridurre la tensione muscolare.

  • Massaggi miofasciali

I massaggi miofasciali sono tecniche che si concentrano sui muscoli e sul tessuto connettivo. Aiutano a ridurre la tensione muscolare e migliorare la mobilità della colonna vertebrale.

  • Tecniche cranio sacrali

Le tecniche cranio sacrali si concentrano sul cranio, sulla colonna vertebrale e sulla pelvi. Aiutano a migliorare la circolazione e la mobilità del fluido cerebrospinale, che può avere un impatto positivo sulla funzione del sistema nervoso.

C’è da dire che l’osteopata valuta la persona con ernia al disco per determinare la tecnica o le tecniche più appropriate da utilizzare. Il trattamento osteopatico dell’ernia del disco è generalmente sicuro e non invasivo. Tuttavia, è importante che consulti un osteopata qualificato prima di iniziare qualsiasi trattamento.

Quanto dura l’ernia al disco dopo essere trattata dall’osteopata? 

Questa è una domanda che molto probabilmente ti sarà venuta in mente. La durata dell’ernia del disco trattata con l’osteopatia dipende da una serie di fattori, tra cui la posizione dell’ernia, la gravità della compressione del nervo e la risposta del paziente al trattamento. Nella maggior parte dei casi, i sintomi dell’ernia del disco migliorano entro 3-6 mesi di trattamento osteopatico. Tuttavia, in altri casi, i sintomi possono richiedere più tempo per migliorare o possono addirittura non migliorare affatto.

Ti elenco i fattori che possono influenzare la durata dell’ernia del disco trattata con l’osteopatia:

  • Posizione dell’ernia. Le ernie del disco che si verificano nella parte bassa della schiena (zona lombare) tendono a guarire più lentamente delle ernie del disco che si verificano nel collo (zona cervicale).
  • Gravità della compressione del nervo. Più grave è la compressione del nervo, più tempo ci vorrà per migliorare.
  • Risposta del paziente al trattamento. I pazienti che rispondono rapidamente al trattamento osteopatico tendono a guarire più velocemente.

Che cosa non bisogna fare in caso di ernia al disco?

Vorrei concludere l’articolo dedicando un paragrafo a cosa non bisogna fare in caso si abbia un’ernia al disco. Sono in particolare dei comportamenti che dovresti evitare nel caso fossi in questa condizione.

  • Non sollevare pesi pesanti. Il sollevamento di pesi pesanti può aumentare la pressione sul disco e peggiorare i sintomi.
  • Non fare attività che richiedono una torsione o un’estensione della colonna vertebrale. Queste attività possono anche aumentare la pressione sul disco e peggiorare i sintomi.
  • Non rimanere in piedi o seduti per lunghi periodi di tempo. È importante fare pause frequenti per muoversi e cambiare posizione.
  • Non fumare. Il fumo può danneggiare i dischi intervertebrali e aumentare il rischio di ernia del disco.
  • Non assumere alcol. L’alcol può rilassare i muscoli e aumentare il rischio di lesioni alla colonna vertebrale.

Se si sperimentano sintomi di ernia del disco, si può fare affidamento all’osteopata che organizzerà un piano di trattamento adatto alle tue esigenze. Tuttavia, in caso di problemi più gravi, è importante consultare un medico per una diagnosi e un trattamento adeguati.

Traumi emotivi: l’osteopata è importante?

L’argomento dei traumi emotivi e il loro impatto sulla salute fisica risulta essere particolarmente interessante e anche sottovalutato, magari anche da te. Il problema può essere affrontato da diverse prospettive, e oggi ti parlerò dell’approccio tramite l’osteopatia. L’osteopatia, come pratica medica complementare, si basa sull’idea che il benessere fisico dipenda strettamente dall’equilibrio strutturale e funzionale del corpo. Esplorare il legame tra traumi emotivi e osteopatia potrebbe rivelare come esperienze emotive difficili ti possano influenzare direttamente la struttura e la funzione del tuo corpo umano.

Che cosa sono i traumi emotivi?

Iniziamo quindi dalle basi. I traumi emotivi si riferiscono ad esperienze negative che possono avere un impatto significativo sul benessere psicologico ed emotivo di un individuo. Questi eventi possono essere di varia natura, come abusi fisici, psicologici o sessuali, perdite significative, traumi legati alla guerra, incidenti gravi, malattie gravi o altri eventi stressanti e scioccanti.

I traumi emotivi possono quindi provocare tutta una vasta gamma di reazioni e sintomi, che possono includere disturbi d’ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, difficoltà di regolazione emotiva, problemi di fiducia e problemi nelle relazioni interpersonali. Le persone che hanno subito traumi emotivi potrebbero anche sviluppare sintomi fisici come tensione muscolare, mal di testa, disturbi del sonno e problemi digestivi.

Ovviamente, è importante riconoscere che la percezione del trauma è soggettiva e ciò che può essere traumatico per una persona potrebbe non esserlo per un’altra. La gestione dei traumi emotivi richiede spesso un approccio olistico che includa supporto psicologico, sociale e spesso anche fisico.

In relazione quindi all’osteopatia, i traumi emotivi possono influenzare il modo in cui il corpo percepisce, gestisce e manifesta lo stress. L’accumulo di tensione muscolare e la disfunzione del sistema muscolo-scheletrico possono essere una manifestazione fisica di traumi emotivi non risolti. L’osteopatia potrebbe essere utile nel trattamento di questi sintomi fisici, offrendo un approccio non invasivo che mira a ripristinare l’equilibrio strutturale del corpo e a migliorare la funzionalità complessiva. 

Come si può capire se si hanno avuto traumi emotivi?

Ora che hai capito cosa sono i traumi emotivi, è probabile che ti stia chiedendo come li puoi riconoscere. In realtà, riconoscere i traumi emotivi può essere complesso, in quanto la risposta individuale ai traumi può variare ampiamente da persona a persona, come detto precedentemente. Tuttavia, ci sono alcuni segnali e sintomi comuni che possono indicare la presenza di traumi emotivi non elaborati. Te ne elenco un paio.

  • Disturbi dell’umore persistenti. Sensazioni di tristezza come depressione, irritabilità e ansia eccessiva possono influire la tua vita quotidiana.
  • Ricordi intrusivi e flashback. I ricordi e le esperienze passate hanno un altro impatto sul corpo umano, soprattutto se quest’ultime accadono in età precoce e non si ha quindi la piena consapevolezza.
  • Rievocazione di situazioni scatenanti. Si possono evitare persone, luoghi o situazioni che ricordano il trauma, proprio per non rievocare emozioni spiacevoli.
  • Disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Si possono sperimentare sintomi specifici come ipervigilanza, eccessiva reattività, incubi, problemi di concentrazione e altri sintomi che persistono per un lungo periodo dopo l’evento traumatico.
  • Disturbi del sonno e dell’alimentazione. Difficoltà a dormire, incubi ricorrenti, problemi di alimentazione, come la perdita dell’appetito, possono essere segnali di traumi emotivi non elaborati.
  • Iperattivazione del sistema nervoso autonomo. Manifestazioni fisiche come sudorazione eccessiva, frequenza cardiaca accelerata, sensazione di soffocamento o sensazione di agitazione cronica.
  • Problemi di relazione e isolamento sociale. Difficoltà a stringere relazioni significative, l’isolamento sociale e problemi di fiducia con gli altri possono ulteriori segni di traumi emotivi non elaborati.

Come si può superare un trauma emotivo?

Superare un trauma emotivo richiede tempo. Il supporto di professionisti risulta sicuramente una base di partenza necessaria, come vedremo nel successivo paragrafo con l’osteopata. Tuttavia, ci sono dei metodi che puoi attuare fin da subito, i quali non risultano affatto complicati. 

Puoi quindi iniziare dal riconoscere e accettare i tuoi sentimenti senza giudicarli. È importante capire che ciò che stai vivendo è normale e che, soprattutto, non sei solo. Successivamente, puoi aumentare la consapevolezza e praticare la meditazione. Infatti, la consapevolezza può aiutarti a sviluppare i tuoi pensieri ed i tuoi sentimenti senza alcun giudizio, mentre la meditazione può aiutarti a ridurre lo stress e a sviluppare una maggiore resilienza emotiva.

Poi vi è forse il metodo più importante, ovvero dovresti cercare sostegno sociale. Puoi parlare con dei tuoi amici fidati o con i tuoi familiari, in quanto condividere i tuoi sentimenti con qualcuno può alleggerire il peso del trauma emotivo. Inoltre, potrai ricevere consigli, suggerimenti e magari punti di vista differenti per affrontare il problema. Un altro aspetto a cui potresti prestare attenzione è quello di assicurarti di mangiare cibi sani, fare esercizio fisico regolarmente e dedicare del tempo a te stesso per attività che ti rilassano.

Ti consiglio infatti di iniziare nuove attività creative, come la scrittura, la pittura, la danza o la musica. Esse possono essere terapeutiche e aiutarti a esprimere emozioni che potrebbero essere difficili da affrontare verbalmente. Infine, affronta gradualmente le situazioni scatenanti. Con il supporto di un terapeuta, puoi imparare tecniche per affrontare gradualmente le situazioni che scatenano ricordi traumatici, in modo da affrontarle in modo sano e controllato.

<h2> Come cura l’ansia e i traumi emotivi l’osteopata? </h2>

A conclusione dell’articolo, arriviamo al punto cruciale. L’osteopata risulta essere una figura importante per intervenire sui traumi emotivi, come ti ho accennato precedentemente. Sebbene l’osteopatia non sia considerata una cura diretta per l’ansia, può fornire benefici indiretti attraverso l’approccio olistico alla salute. L’osteopatia mira infatti a migliorare l’equilibrio e la funzionalità del corpo, che a sua volta può influenzare positivamente lo stato emotivo. In particolare, l’osteopatia potrebbe contribuire al trattamento dei traumi in questi modi.

  • Riduzione della tensione muscolare. L’osteopatia può aiutare a ridurre la tensione muscolare e il dolore associato ad essa, fornendo un senso di sollievo e comfort che può contribuire a ridurre i livelli di stress e ansia.
  • Miglioramento della circolazione sanguigna e del flusso linfatico. Le tecniche osteopatiche possono infatti migliorare la circolazione sanguigna e linfatica, consentendo al corpo di funzionare in modo ottimale e promuovendo una sensazione di calma e benessere generale.
  • Riduzione del dolore fisico associato all’ansia. L’osteopatia può aiutare a ridurre il dolore fisico correlato ai sintomi fisici dell’ansia, come tensione muscolare, mal di testa e problemi digestivi, fornendo un senso di sollievo e comfort.
  • Promozione del rilassamento e del benessere generale. Le sessioni osteopatiche possono contribuire a promuovere una sensazione di rilassamento e benessere generale, che può aiutare a ridurre i livelli di stress e ansia e migliorare la qualità complessiva della vita.
  • Consulenza sull’equilibrio mente-corpo. Alcuni professionisti osteopati possono anche fornire consigli e suggerimenti per mantenere un equilibrio sano tra mente e corpo, inclusi consigli su dieta, esercizio fisico e tecniche di gestione dello stress.

Concludiamo l’articolo sottolineando che, sebbene l’osteopatia possa offrire benefici per il trattamento dell’ansia, non dovrebbe essere considerata come l’unica forma di cura. In molti casi, può essere utile integrare l’osteopatia con un supporto terapeutico e un approccio medico multidisciplinare per trattare l’ansia in modo completo e efficace. Se stai lottando con l’ansia, è sempre consigliabile consultare un medico o uno specialista della salute mentale per ottenere un trattamento appropriato.

Osteopatia e Sintropia

La legge della sintropia nasce dalle equazioni fondamentali dell’universo, ed è stata verificata grazie ad un numero ormai molto elevato di esperimenti che possono essere replicati con relativa facilità. 

L’entropia è la tendenza alla dissipazione di energia, la famosa seconda legge della termodinamica, nota anche come legge della morte termica. 

Al contrario, la sintropia è la tendenza alla concentrazione di energia, all’aumento della complessità̀. 

La sintropia reintroduce la vita nelle leggi dell’universo, costruisce la vita.

L’essere umano è considerato in fisica come un sistema chiuso, nel quale, come afferma il secondo principio della termodinamica, l’energia interna del sistema, tenderà inevitabilmente ad aumentare il suo stato di disordine, la sua entropia, fino a divenire un sistema caotico che tenderà a mettere in crisi l’esistenza dell’intero sistema.  

Da alcuni decenni, molti studiosi, consapevoli della grande ristrettezza nell’interpretazione scientifica di quello che è la termodinamica, hanno iniziato ad avere un approccio più alternativo.

La maggior parte dei sistemi che conosciamo (viventi e non) sono sistemi aperti, in continuo scambio di materia (energia) e informazioni con l’ambiente; sono strutture dissipative, sistemi fluttuanti, instabili, lontani dell’equilibrio termodinamico: per vivere, devono consumare continuamente energia.

I sistemi che hanno ricevuto apertura, ricevendo grandi stimoli dall’esterno, possono tramutarsi in ben più  ampie fluttuazioni che mettono tutto il  sistema in una situazione di crisi.

Quando la fluttuazione è così potente da rendere instabile l’intera struttura, il sistema si trova ad un punto di crisi in cui il sistema o si auto-organizza, ad un livello di ordine superiore, oppure si disgrega verso il caos e il disordine.

Il sistema si struttura come se ogni molecola fosse “informata” dello stato complessivo del sistema stesso e quando è lontana dall’equilibrio la materia comincia a “percepire” il suo ambiente.

Secondo questa concezione l’ordine di un sistema deve passare attraverso un processo di aumento del caos, di crescita del disordine, per evolversi ad un ordine più elevato e complesso.

La materia ha pertanto enormi e sconosciute potenzialità evolutive, è viva e attiva. 

La sintropia, come opposto dell’entropia, implica coerenza, bellezza, armonia, cooperazione, significato, sono due aspetti della stessa legge, che si può manifestare nel suo aspetto entropico, riduttivo e tendente al disordine, e nel suo aspetto sintropico, tendente all’ordine. 

Osserviamo ora il principio entropico-sintropico in osteopatia

Quando un organismo o una parte di esso tende verso il disordine compaiono segni disfunzionali più o meno evidenti, fino a sfociare in una patologia vera e propria.

Still diceva, che “il corpo contiene in sé tutto ciò che gli serve per essere in ordine” ed è compito dell’osteopata muovere le strutture corporee in modo tale che l’organismo possa ritrovare il suo equilibrio.

Gli esseri umani, tendono ad un aumento dell’attività del loro sistema, arrivando ad un “punto di biforcazione”; il sistema umano tende a fluttuare in continuazione tra stati diversi in cui la crisi spinge verso un salto quantico in direzione di maggiore ordine e coerenza o verso stati maggiormente caotici.

La malattia può essere collocata in un’area che tende ad essere vicina a tale punto critico.  

L’osteopatia entra in una relazione di aiuto tra sistemi aperti, in cui, attraverso tecniche specifiche informa l’organismo e tutto il sistema vivente, in modo da agevolarlo nel passaggio verso un nuovo stato di ordine, facilitando il passaggio in questo punto critico tra entropia e sintropia.

E’ per lo stesso motivo, che i sintomi spesso possono aumentare momentaneamente, per poi generare uno stato di benessere, un aumento dell’entropia con conseguente aumento della sintomatologia. 

Il paziente attraversa stati diversi che corrispondono a cambiamenti parziali del suo sistema vivente, con la possibilità di andare in crisi in alcuni settori, o nel suo complesso.

Il terapeuta diventa una fonte di informazione, di energia che spinge verso un maggiore ordine e coerenza il sistema vivente del paziente.

Le tecniche usate in osteopatia contengono una certa dose di energia ed una certa dose di informazione. 

Alcune tecniche contengono un’informazione molto precisa ed importante, accompagnate da una energia bassa e altre tecniche contengono meno informazione coerente ed organizzata ma un quantitativo energetico più elevato.

Le tecniche a leva corta, ad esempio, sono depositarie di un elevato livello di energia accompagnata, spesso, da una relativamente bassa coerenza dell’informazione.

Le tecniche craniali sono invece molto ricche di informazione ma con un basso livello di energia applicato nell’unità di tempo.

L’ideale è raggiungere nella terapia, livelli di attuazione delle tecniche, con la massima efficacia in termini di informazione e di energia prodotta. 

Questo è il meccanismo che induce il sistema paziente ad una possibilità molto più alta di superare gli stati di fluttuazione del suo sistema, compresi i livelli di fluttuazione chiamati: punti critici.

È pertanto fondamentale che l’osteopata stesso divenga un sistema vivente il più possibile energizzante e fonte di informazione coerente.

La postura e l’educazione respiratoria

La cultura occidentale riconosce nel controllo della respirazione il raggiungimento e il mantenimento dell’equilibrio psico-fisico permettendogli una migliore concentrazione, mentre la cultura orientale trova il controllo respiratorio porti ad un maggior dominio, da parte dell’uomo, del proprio corpo  e delle proprie emozioni, inoltre gli attribuisce la capacità di concentrare l’energia vitale, detta prana, nei punti dove il corpo ne necessitasse.

L’educazione respiratoria va ad incidere su diversi aspetti della persona, infatti esiste una stretta relazione tra vita psico-affettiva, respirazione e postura del rachide, l’esistenza di una relazione funzionale tra centro respiratorio e certe parti corticali e su-corticali del cervello provata in modo indiscutibile, tutti i deviati del rachide presentano una insufficienza respiratoria.

Studi sull’asfissia hanno evidenziato come la respirazione sia influenzata dal sistema nervoso, la carenza di ossigeno infatti porta alla perdita di coscienza, alla perdita della sensibilità e all’apparizione delle convulsioni.

Per ben capire l’intervento terapeutico da adottare è fondamentale accennare prima alla fisiologia degli atti respiratori.

La respirazione è essenzialmente un evento di natura riflessa (innervazione vegetativa) che però possiede una innervazione di tipo volontario, questo ha permesso di agire con esercizi psicomotori migliorandone la respirazione.

È infatti risaputo che attraverso una educazione di controllo respiratorio è possibile regolare la frequenza e la profondità degli atti.

Occorre lavorare sulla presa di coscienza e l’acquisizione di comportamenti, posture ed esercizi che richiedano l’intervento della volontà cosciente e non pura imitazione del gesto, affinché si possa automatizzarli e renderli permanenti.

Anatomicamente la gabbia toracica è una struttura semimobile composta dal rachide dorsale, le coste, lo sterno.

Le coste hanno una disposizione obliqua con orientamento che va dall’alto verso il basso e da dietro verso l’avanti, l’asse del movimento della costa passa per l’articolazione costo-vertebrale (tra testa della costa, disco intervertebrale, corpo della vertebra sopra e sottostante) e per l’articolazione costo trasversaria (le tuberosità costale e apofisi trasversa della vertebra sottostante).

Avendo le coste un aumento di obliquità dalle prime alle ultime, durante l’inspirazione le prime coste provocano l’aumento del diametro sagittale, mentre le ultime provocano l’aumento del diametro trasversale del torace.

È utile ricordare che l’inspirazione forzata eleva le coste le quali tendono a raddrizzare la colonna dorsale.  

La verità sul Busto Contenitivo per il tuo mal di schiena

Sicuramente anche te soffri di mal di schiena, se stai leggendo questo articolo !

Quel brutto dolore che ti rompe le scatole appena apri gli occhi appena ti svegli, e pensando che “oggi non avrò mal di schiena” e invece…

muovi la prima gamba e senti quel FASTIDIO cronico che ormai non se ne va…

oppure, arriva sera e dopo una giornata intensa di lavoro, ti sdrai sul divano e senti “tirare la gamba”, con un dolore pazzesco fino al piede.

A questo punto pensi : COSA DEVO FARE PER FARE SMETTERE QUESTA INCESSANTE AGONIA?

Per la testa ti frullano delle soluzioni perché hai sentito l’amico o la mamma, sul fatto che il vicino è andato dal dottore che gli ha prescritto la TECAR o IL BUSTO CONTENITIVO.

Per questo dobbiamo dispensare alcune nozioni veritiere su quest’ultimo oggetto, oggi ti voglio parlare del busto contenitivo.

Questo viene preso in considerazione come la panacea di tutti i mali, in realtà non è così perché da un un lato fa bene, soprattutto a quelle persone che fanno un lavoro di spostamento di oggetti, di pesi continui, di spostamenti del loro baricentro (come magazzinieri, muratori, cuochi, ecc.), ma anche a quelle persone che stanno molte ore sedute in macchina o alla scrivania.

Il Busto Contenitivo mantiene la pelvi in retroversione, riducendo la lordosi lombare e limitando i movimenti di flessoestensione e di lateralità del segmento.

Quindi ottimo se hai mal di schiena, ma naturalmente non deve essere considerato come LA CURA definitiva.

Perché non usare il busto contenitivo sempre?

Il busto contenitivo col passare degli anni, porta a debolezza muscolare e in molti soggetti si manifesta chiaramente una condizione che vede la muscolatura paravertebrale, accorciata e contratta, abbinata ad un ipotono dei muscoli addominali.

Tale mutamento causa un alterata distribuzione dei carichi agenti sulle vertebre lombari aumentando il rischio di patologie.

Tali squilibri avranno ripercussioni anche in altri distretti muscolari.

Alcuni tipi di pubalgia, strappi o stiramenti della parte posteriore della coscia scaturiscono proprio da una rotazione in avanti del bacino (anteroversione), dovuta dall’eccessivo accorciamento dei flessori della coscia (ileopsoas e quadricipite) e al contemporaneo ipotono dei muscoli addominali e ischiocrurali.

Allora oltre ad usare il busto contenevo, come ti ho detto, bisogna capire la reale causa del tuo fastidio.

CERCARE LA CAUSA DI UNA PATOLOGIA DOVE SI ESPRIME IL SINTOMO E’ COME CERCARE UNA MONETA SU UN PAVIMENTO DI 1000 COLORI AD OCCHIO NUDO… COME CERCARE QUALCOSA NELLA GLOBALITÀ’.

Il segreto, se hai mal di schiena, è di migliorare la Postura eliminando la causa scatenante che non è sicuramente SOLO nella SCHIENA.

Fino ad ora hai provato solo medicine, iniziazioni, fisioterapia; è il momento di provare l’Osteopatia per eliminare la causa della tuo mal di schiena e di sentirti così LIBERO E SCIOLTO!

La prevenzione nello sportivo in osteopatia

Non c’è niente di peggio che le idee preconcette: il nuoto è ideale…correre è dannoso…
In realtà non è lo sport preferito a porre il problema, ma con quale conoscenza del proprio schema psico-motorio lo si pratica.

Ciascuno di noi funziona secondo un proprio schema, più o meno vicino a quello ideale, e con questo deve misurarsi nelle diverse gestualità proprie a ciascuno sport.

Dal rapporto tra lo schema personale, assolutamente individuale, ed il gesto sportivo, diverso e peculiare per ogni attività, scaturiscono delle tipologie a rischio.

Prendiamo ad esempio il golf. “No turn, no swing”, significa che un “fondamentale” di questo sport necessita di rotazioni. Il massimo di rotazione del tronco rispetto al bacino si effettua nella cerniera D11-D12.

Littlejhon, padre delle meccaniche vertebrali osteopatiche, considera questa rotazione possibile a condizione che la linea AP incroci i corpi di D11-D12.

I tipi che definiamo “anteriori” o “posteriori”, se escono troppo fuori da questo parametro ideale, hanno delle rotazioni limitate.

La finalità del gesto – nel caso la necessità di ruotare – imporrà allora dei compensi su dei segmenti anatomicamente meno adatti che, assumendosi un ruolo che non gli compete, diventano a rischio.

In particolare:
• Se D11-D12 è in avanti alla linea AP – tipo anteriore – saranno soprattutto la sacro-iliache ad essere sovraccaricate nelle rotazioni, con possibilità di lombalgie.
• Se D11-D12 è indietro alla linea AP – tipo posteriore – è la dorsale media ad essere ipersollecitata, con possibili dorsalgie.

Bisognerà quindi, tenendo conto della tipologia dell’atleta, analizzare il divario tra le sue possibilità e la sua necessità tecnica per aiutarlo, strutturalmente e propriocettivamente, a trovare i compensi i più economici possibili.

Continuando a prendere il golf per esempio, un tipo anteriore necessiterà di una maggiore flessione di anche durante lo stance (nel golf: gli appoggi, il modo di mettere i piedi), dove un tipo posteriore avrà bisogno di più lordosi lombare.

L’osteopata, dopo un’accurata analisi biomeccanica, cerca di “rimettere in moto” le zone ipomobili, ma soprattutto educa propriocettivamente lo sportivo evitandogli delle patologie ripetitive che a volte possono portare alla cessazione dell’attività sportiva.

Tecniche utilizzate dall’osteopata

Gli approcci manipolativi utilizzati dall’osteopata sono quattro e si suddividono nel seguente modo:

  1. Manipolazioni articolari: finalizzate a normalizzare l’informazione neurologica del segmento vertebrale e a riportare ad un range fisiologico la mobilità articolare. Spesso è percepibile uno schiocco durante l’esecuzione della manovra.
  2. Manipolazioni viscerali: specifiche nei casi di riflessi neurologici di tipo viscero-somatico. Gli organi possono influire attraverso il sistema nervoso autonomo sulla struttura muscolo-scheletrica, e in particolare sulla colonna vertebrale, o si possono instaurare alterazioni fisiologiche del loro funzionamento, dovute a molteplici cause.
  3. Tecniche connettivali/fasciali: utili per modificare il metabolismo cellulare. Queste tecniche manuali incrementano l’attività cellulare e micro circolatoria dei tessuti; determinano altresì un miglioramento della mobilità articolare perché risolvono tensioni anomale nel tessuto connettivo, che è poi quello che definisce la nostra forma del nostro corpo e quindi della postura.
  4. Tecniche cranio-sacrali: tecniche tanto dolci quanto potenti; consistono in mobilizzazioni molto fini delle ossa craniche con l’obiettivo di riequilibrare il movimento autonomo cranio-sacrale detto MRP (meccanismo respiratorio primario).

L’equilibrio perduto di questo “ritmo” e l’alterazione della cinetica delle ossa craniche è spesso responsabile di disfunzioni quali: cefalee, emicranie, disfunzioni cervicali, nausea, vertigini, disturbi transitori all’occhio e alla vista, problemi delle vie respiratorie superiori e disturbi posturali riflessi alla colonna vertebrale.

Conosci l’osteopatia?

Tu conosci l’osteopatia? Di seguito ecco un’indagine statistica.

Prima di spiegare agli utenti che cosa è l’osteopatia, abbiamo voluto capire, attraverso un questionario, cosa le persone sanno realmente di questa disciplina.

I risultati emersi possono servire a noi operatori per tracciare delle linee guida che ci permettano di divulgare in modo più specifico che cosa è e a che serve l’osteopatia.

Il campione da noi intervistato era formato da 220 soggetti compresi in una fascia di reddito medio, con una età che varia tra i 18 e gli 89 anni.

CONOSCI L’OSTEOPATIA?

Ai SI abbiamo chiesto “Che cosa è l’osteopatia?”

• Specializzazione ortopedia: 14,28%
• Disciplina che usa terapie manuali a scopo terapeutico: 69,84%
• Altro: 15,88%

Dai dati emersi si può notare come più della metà delle persone intervistate dicono di conoscere l’osteopatia.
Facendo un’analisi dettagliata circa 1/3 di essi, pur dichiarando di conoscerla non ha ben chiaro il significato e l’obiettivo dell’osteopatia.

TI SEI MAI RIVOLTO AD UN OSTEOPATA?

Ai SI abbiamo chiesto Per quali problemi?:

• Muscolo scheletrici: 100%
• Viscerali: 0%
• Neonatali o dell’infanzia: 0%

Con quali risultati?:
• Scarsi: 11,76%
• Mediocri: 11,76%
• Sufficienti: 23,53%
• Buoni: 52,95%
Tra gli intervistati, l’ 88,23% consiglierebbe ad altre persone di rivolgersi ad un osteopata.

Il suo osteopata è:
• Medico: 35,30%
• Fisioterapista: 64,70%
• Non so: 0%
• Altro: 0%

Come considera l’osteopatia?
• Disciplina alternativa alla medicina classica: 11,76%
• Disciplina complementare alla medicina classica: 70,59%
• Non so: 17,65%

Considerando che più della metà degli intervistati (57%) dice di conoscere l’osteopatia, di questi solo il 27% si è rivolto ad un osteopata.

I problemi che spingono le persone a consultare l’osteopata sono esclusivamente di origine muscolo-scheletrica (di questi quasi la totalità sono problemi alla colonna vertebrale).

Quest’ultimo dato ci deve far riflettere sul fatto che l’osteopatia viene considerata una disciplina che si occupa esclusivamente della colonna vertebrale e vengono totalmente ignorate le competenze osteopatiche in campo viscerale e cranio-sacrale.

La maggior parte delle persone si dichiara soddisfatta dei risultati ottenuti con il trattamento osteopatico. Questo dato ci conforta visto che la totalità degli osteopati a cui gli intervistati si sono rivolti, sono laureati in medicina o in fisioterapia.

E’ ben chiaro come l’osteopatia sia considerata come una disciplina complementare alla medicina classica e non appartenente alle cosiddette “medicine alternative”.

CHI LE HA CONSIGLIATO DI RIVOLGERSI AD UN OSTEOPATA?

Il paziente viene a conoscenza dell’osteopatia grazie soprattutto ai mezzi d’informazione (TV, giornali, internet) e sotto suggerimento del fisioterapista.

Solo l’ 11% circa delle persone che si sono sottoposte a trattamenti osteopatici sono stati indirizzati dai medici di base, che rappresentano il punto di riferimento primario per chi ha problemi di salute.

Questo dato, a nostro avviso molto rilevante, deve spingerci a divulgare l’osteopatia non solo tra gli utenti, ma soprattutto verso la classe medica.

Nella terza parte del questionario abbiamo analizzato i dati forniti dagli intervistati che non si sono mai rivolti all’osteopata e quelli che affermano di non conoscere l’osteopatia.

SI E’ MAI SOTTOPOSTO A TRATTAMENTI TERAPEUTICI?
Chi era il terapeuta?
• Fisioterapista: 44,30%
• Medico: 17,21%
• Altro: 38,49%

Di questo campione risulta che una parte considerevole si è sottoposta o si sottopone a trattamenti terapeutici di vario genere, non sempre effettuati da personale medico o paramedico.

Dolore ad Anca che porta dolore alla sciatica

Parlare di DOLORE all’ANCA, anca immobilizzata, anca infiammata o peggio ancora calcificata, è una cosa abbastanza comune tra persone di una certa età.

Sicuramente qualcuno che ne soffre o ne ha sofferto lo abbiamo conosciuto tutti e nella maggior parte delle volte, il dolore ad un’Anca porta spesso di conseguenza un dolore alla sciatica.

Purtroppo questa patologia, se non curata, potrebbe negli anni portarci ad un livello di degradazione tale da dover infine ricorrere alla protesi all’anca (situazione più grave).

La protesi è l’ultima spiaggia, perché ormai l’articolazione è andata come si suol dire: “in Rottamazione” purtroppo.

Arriviamo al dunque: Cos’è il dolore (ALGIA) all’anca?

Voglio spiegartelo il termine comune che anche te che non sei esperto capisci quali sono le cause che portano a questa problematica e soprattutto se trascurata, porta a formicolio fino al piede; ciò che è avvenuto a molti pazienti, oppure è possibile arrivare a non camminare più dovendo quindi ricorrere alla protesi all’anca.

Il tutto inizia con un dolore tra la testa del femore (sopra la coscia) e il bacino e nella maggior parte dei casi senti un dolore tra l’inguine e la parte glutea. Questo dolore è assente a riposo o è quasi nullo!

La cosa che è importante sottolineare, è che questo dolore è un EFFETTO, NON una CAUSA diretta.

Ciò significa che alla base deve esserci per forza uno o più elementi scatenanti che la determinano.

Non è come un raffreddore, o la febbre!

Per svilupparsi ha bisogno di un bel po’ di tempo, e poi se la trascuriamo può diventare Artrosi all’anca oppure come in alcuni pazienti, va ad intaccare anche il nervo sciatico portando al continuo formicolio alla gamba destra fino al piede.

Il corpo ci manda dei segnali più o meno chiari, che però solitamente (come sempre) noi non ascoltiamo!

Ma allora entriamo un po’ di più nel dettaglio: cosa succede esattamente al corpo che manda questo dolore?

La causa primaria è lo schiacciamento a livello articolare perché c’è troppa tensione della muscolatura attorno all’articolazione.

Quindi l’anca la sentiamo immobilizzata “come in una gabbia”, da una tensione muscolare troppo forte (l’accorciamento muscolare è un comune tassello in ambito di problemi muscolo-scheletrici), la quale porta la zona interessata mano a mano ad imprigionarsi sempre di più.

Tutta questa tensione può usurare l’articolazione consumando la cartilagine, comprimere il nervo sciatico, ecc.

Ma Perché allora esce questo fastidio che non ti permette di camminare bene e continui a prendere antinfiammatori pensando che avrai fatto sforzi a lavoro, ma in realtà non è così… ?

Le CAUSE possono essere davvero molte, ed è importante capire la VERA CAUSA affidandoti ad un professionista delle patologie muscolo-scheletriche (ad esempio un osteopata).

Ti elenco qui alcune delle cause più comuni riscontrate:

  • trauma diretto: una caduta sul fianco, un colpo, una botta.
  • tipo di lavoro: il lavoro che fai è importante infatti le persone che sollecitano molto questa articolazione come la sarta che deve pigiare il piede sul pedale della macchina da cucire, o l’agente di commercio, che deve rimanere ore e ore in macchina a guidare o il magazziniere che sposta la merce.
  • tipo di sport: anche in questo caso alcuni sport sono più propensi a portare problematiche all’anca, come atletica, arti marziali, calcio ecc.
  • cicatrici: con le aderenze che ne derivano portano i tessuti a tendersi e accorciarsi, creando accorciamenti muscolari che vanno a comprimere sull’articolazione.
  • sovrappeso: l’aumento di peso eccessivo porta un carico sul bacino che deve essere sostenuto e nel tempo provoca schiacciamento e affaticamento anche a livello dell’anca.
  • alterazioni posturali: se abbiamo un carico mal distribuito a carico della colonna vertebrale, questo molte volte si ripercuote sulle anche e sul bacino.
  • disturbi ai visceri: una parte di esso è a strettissimo contatto con il muscolo Psoas (che fa parte della muscolatura dell’anca).

Se i visceri del digerente risulta infiammato, teso, mal lavorante, questo provocherà a sua volta infiammazione e quindi tensione del muscolo Psoas (che vi passa proprio attaccato), portando poi rigidità e compressione all’articolazione.

Come avete capito le cause sono davvero molte, ed è a questo punto fondamentale affidarvi a chi ragiona in quest’ottica, cioè andando a lavorare sia sul fastidio, dolore dell’anca e sia sulla causa che lo ha determinato.

In cosa consiste il compito del bravo Terapista del dolore all’anca?

Come primo punto occorre naturalmente capire la CAUSA del problema e correggerlo, è come correre con il freno a mano della macchina tirato, accelerando sempre di più.


Dare libertà all’articolazione e alla muscolatura, togliendo tensione alla zona, quindi levando tensione, e permettendo all’articolazione di muoversi nuovamente più liberamente.

Lavorare sulle altre parti del corpo in tensione come i visceri o il movimento tra cranio e sacro.

Infatti dopo averti spiegato le CAUSE MAGGIORI, il compito del bravo terapista sta proprio nel cercare di combattere con ogni mezzo a sua disposizione, la regressione sia del dolore che dei sintomi.

Voglio raccontarti la Storia di un mio particolare paziente, un signore in Pensione di 60 anni che abita in piccolo paesino di campagna, un gran ex lavoratore.

Analizziamo assieme cosa è successo al. sig. Marco:

Il sig. Marco durante la sua vita ha fatto un lavoro pesante tanto che la sua anca sinistra è molto limitata, infatti il movimento è molto limitato tanto che è arrivato da me zoppicando: la sua fortuna è che già dall’età di 35 anni ha cominciato a fare della ginnastica tanto che l’articolazione non si è usurata così tanto da impedirne il completo movimento.

Lui arrivò da me per una Sciatica forte e per un leggero dolore inguinale, tanto che i terapisti che lo avevano visitato precedentemente, trattarono solo la Schiena: COSA SBAGLIATISSIMA.

Dopo una valutazione Posturale cosa avevo capito?

La sua sciatica era collegata anche per un blocco all’articolazione del bacino (coxo-femorale).

Dal blocco al bacino aveva portato in tensione i muscoli profondi, infiammando così anche il nervo sciatico fino al polpaccio.

La gamba sinistra appoggiava di più, infatti il gluteo sinistro era più basso.

Grazie alla Terapia Osteopatica Posturale ora è notevolmente MIGLIORATO: il movimento del bacino, sparito il formicolio fino al piede sinistro e zoppica molto meno.

Il nostro compito è proprio questo, capire il collegamento tra i fattori che generano un problema, dalla sua radice.